Tra le 10 borse più sottovalutate al mondo c’è anche quella israeliana. Spesso snobbata (a torto) dagli investitori, la borsa di Israele è un serbatoio di aziende innovative e soprattutto tecnologiche che spesso sbarcano anche al Nyse americano alla ricerca di capitali di investimento importanti.
Cominciamo subito con il dire che lo sconto attuale della borsa israeliana è notevole rispetto ad Europa e Stati Uniti. Il CAPE di 14 è la metà di quello americano e il 30% a sconto rispetto alle borse europee.
Numeri che immediatamente fanno drizzare le antenne a chi cerca una borsa non emergente, ma nemmeno sviluppata, con multipli particolarmente elevati. La costante minaccia terroristica, combinata all’effetto rialzo dei tassi per contrastare l’inflazione che ha penalizzato le società più growth e soprattutto l’instabilità politica del governo in carica, tra le cause di questo maggior premio di rendimento per il rischio richiesto dal mercato.
Investire nella Borsa israeliana con un ETF
Cominciamo subito con il dire che l’unico ETF degno di nota per l’investitore europeo è quotato in America ed è emesso da iShares. La replica dell’indice Msci viene quindi effettuata su uno strumento non armonizzato che naturalmente dal punto di vista fiscale presenta alcune problematiche per l’investitore italiano.
A replica fisica, questo ETF investe su 116 società israeliane ed appare ben diversificato. Tra le prime tre tutte con peso percentuale del 7%, troviamo Bank Leumi, Check Point Software e Teva Pharma. L’informatica ricopre il ruolo dominante (33%) seguita dai finanziari (25%) e, a grande distanza, dal real estate (9%).
Nel 2022 l’indice israeliano ha perso il 27% del suo valore e il rendimento annuo a 10 anni è pari a uno sconfortante -0,6%. Dal 1994 la sottoperformance è palese rispetto ai mercati azionari intesi nel loro complesso (2,7% vs 5,4% il rendimento annuo composto).
Lo sconto evidente a livello di Prezzo/Utili lo ritroviamo anche per quello che riguarda il rapporto tra prezzo e valore contabile, quasi la metà di quello registrato sui mercati mondiali (1,6 vs 2,9).
Quello che appare evidente, analizzando lo stile dell’indice Msci, è un netto sottopeso di società di media e piccola capitalizzazione mentre i fattori bassa volatilità e soprattutto qualità hanno un sovrappeso interessante che ne caratterizza lo stile.
Naturalmente i dati degli ultimi 10 anni sono sconfortanti. Il grafico mostra un trading range che, allargando i tempi, esiste addirittura da 20 anni.
Sono lontane le fasi di euforia del 2010 e del 2015, quando Msci Israel aveva quotazioni del 60% più alte.
Indubbiamente i fondamentali della borsa israeliana sono attraenti e la stessa analisi grafica fa pensare ad un mercato azionario privo di direzionalità che vive improvvise fiammate rialziste. La vicinanza con la base inferiore di questo range secolare rende attrattiva la borsa mediorientale soprattutto per gli investitori pazienti e alla ricerca di società ad elevato contenuto tech e growth.
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