Il Brasile rientra nella top five delle piazze azionarie più convenienti al mondo secondo quella metrica del CAPE (acronimo di Cyclically Adjusted Price Earnings, un'estensione del rapporto prezzo-utili tradizionale che tiene conto dei cicli economici) che ci sta aiutando nel viaggio attraverso il mondo equity. Il Brasile rappresenta anche uno di quei BRICS sui quali investire offre tutele giuridiche e di mercato più elevate rispetto, ad esempio, al mercato cinese oppure rispetto al defunto (per ora) mercato russo.
Secondo gli ultimi dati offerti da Barclays, il CAPE della borsa brasiliana è di 12. Questo significa che aggiustando le valutazioni per il ciclo economico degli ultimi 10 anni, servono circa 12 anni per recuperare l’investimento fatto attraverso gli utili attesi.
Quello che però mostra Research Affiliates nelle sue consuete stime basata proprio sui valori di CAPE di ogni mercato, è un ambizioso rendimento atteso decennale nell’ordine del 22% con una volatilità molto elevata e pari al 38%. Questo rende ovviamente altamente speculativo e rischioso un mercato che deve anche tenere conto della concorrenza dei titoli di stato brasiliani in valuta locale che oggi offrono rendimenti in doppia cifra.
Investire sul mercato brasiliano con gli ETF
L’indice Msci Brazil, dal 2000 a oggi ha offerto un rendimento in linea con quello dei mercati emergenti presi nel loro complesso (7,1% vs 7,5%), ma con una volatilità doppia a conferma del fatto che si possono presentare grandi opportunità, ma anche grandi delusioni nel lungo periodo.
Le attuali valutazioni sembrano ricalcare questo schema. Il rapporto tra prezzo e dividendo fa concorrenza ai titoli di Stato locali, con un ambizioso 13% che è quattro volte quello offerto dai mercati emergenti presi nel loro insieme.
Sono sei gli ETF quotati a Milano che permettono di investire sull’azionario brasiliano. Cinque di questi replicano l’indice Msci, mentre uno l’indice Ftse. In quest’ultimo caso (Franklin) siamo di fronte all’ETF più “cheap” dal punto di vista dei costi con appena 0,19% di spese correnti l’anno contro una media di 0,6% per gli altri ETF; il più capitalizzato in assoluto, Lyxor Msci Brazil, ha un costo di 0,65%. Lyxor è un ETF a replica sintetica (come Amundi), mentre tutti gli altri ETF (iShares, Xtrackers, Franklin e HSBC) sono a replica fisica.
Le differenze di performance nell’arco dei 3 anni sono importanti. Si va dal +44% di Lyxor contro il + 35% di Xtrackers. Il Brasile è stata una vera e propria mosca bianca tra le piazze azionarie del 2022, con una performance positiva superiore al 20% per merito soprattutto della rivalutazione corposa del real, la valuta nazionale.
Sicuramente più diversificato a livello numerico rispetto ad altri paesi, l’indice Msci Brazil è composto da una cinquantina di aziende brasiliane che vedono però un dominatore in Vale che rappresenta il 20% dell’intero portafoglio. Uno scenario simile a quello visto sulla borsa coreana e che rende il rischio concentrazione uno dei più considerevoli quando si decide di investire su questo mercato. Banco Itau e Petrobras seguono con il 7% a testa e settore finanziario assieme a quello delle materie prime, rappresenta uno dei settori più “pesanti” arrivando a coprire quasi il 50% dell’intero portafoglio.
Brasile quindi che anche a livello grafico (ETF Lyxor Msci Brazil) conferma di essere una potenziale opportunità per il futuro considerando i livelli ancora depressi di prezzo attuali.
Mancano ancora segnali concreti di inversione di tendenza, ma una lunga e paziente accumulazione con questi numeri di CAPE potrebbe regalare ottime soddisfazioni nei prossimi anni a tutti quegli investitori disposti a correre qualche rischio aggiuntivo.
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